Sono partita per il Portogallo con la voglia di cambiare radicalmente la mia routine e di sfidarmi dopo un lungo periodo trascorso tra le mura di casa. Non avevo alcuna esperienza nel campo del volontariato e non sapevo cosa aspettarmi; non avevo nemmeno mai vissuto da sola per un periodo così lungo (adesso sono qui da quasi tre mesi, ma il progetto ne dura altri sette), tantomeno all'estero. Sto avendo la possibilità di cimentarmi in attività molto diverse tra loro, che spaziano dalle sessioni nelle scuole sui temi dell'interculturalità e dell'intelligenza emotiva agli incontri con gli ospiti delle case di riposo locali, fino alle azioni di pulizia e di ripristino ambientale. Questa esperienza in realtà va ben al di là di quello che accade al centro, perché stravolge la tua vita a 360 gradi e ti mette alla prova sotto ogni punto di vista dovendo adattarti ad un contesto sociale del tutto nuovo, in cui si parla una lingua straniera e ci si trova a condividere spazi e momenti con persone provenienti da realtà completamente differenti. Un altro aspetto non indifferente di questo progetto è che ti permette di viaggiare e di scoprire i luoghi da una prospettiva del tutto inedita, ossia non quella del turista di passaggio. Non vedo l'ora di scoprire cos'altro mi riserveranno i prossimi mesi qui ad Águeda!
0 Comments
Marzo è stato un mese molto intenso per me, abbiamo fatto un sacco di cose e ho imparato l'importanza della diversità nei progetti, che può essere un'arma a doppio taglio. la diversità dei progetti, che può essere un'arma a doppio taglio. Abbiamo iniziato il mese con l'introduzione di una nuova parte del workshop "eloquenza", Claudie ci ha chiesto di preparare un dibattito pubblico, con un argomento a nostra scelta e due gruppi di personaggi che sostengono opinioni diverse. Abbiamo deciso il tema della violenza contro le donne. All'inizio avevo comunicato di voler sostenere la parte delle donne violentate, per una sfida personale, ma poi ho dovuto cambiare e diventare il presentatore del workshop. Ho scelto di essere Michael, un presentatore americano, naturalizzato in Francia, omosessuale, neutrale su tutte le questioni.
Alla fine non so se avremo il dibattito, ma è stato comunque interessante vedere lo sviluppo dei personaggi e la nostra difficoltà nello scegliere un soggetto veramente complesso. Abbiamo anche continuato con il progetto dell'ambiente, è stato davvero soddisfacente vedere qualcosa che ho iniziato prendere forma ed essere quasi finito. Cosa dire di questi mesi in Croazia con il Corpo Europeo di Solidarietà? Sicuramente che sono stati mesi che mi hanno arricchito tantissimo perché mi hanno permesso di entrare in contatto con un'altra realtà culturale nuova. Inoltre, la mia attività nell'associazione Amazonas mi ha permesso di immergermi il più possibile nella società locale, concedendomi la possibilità di sviluppare attività in ambiti di mio grande interesse. Infatti, la squadra di Amazonas mi ha invogliato ad organizzare eventi divulgativi sull’Unione Europea e sullo spirito di amicizia fra tutti i popoli europei. Questo mi ha reso particolarmente felice e mi ha permesso di dare un mio contributo, seppur piccolo, alla realtà croata! Senza poi contare le attività in cui sono stato coinvolto che mi hanno portato a conoscere ancora di più la cultura croata e che hanno dato un taglio al difficile periodo degli ultimi due anni!
E cosa dire delle mie lezioni d’italiano? Magnifiche e divertenti! Dove ho avuto l’occasione di scambiare idee e prospettive sull’Italia e la Croazia. Come ultima cosa vorrei dire che la mia attività in Amazonas è stata bellissima e che le amicizie che ho stretto con i ragazzi dell’associazione rimarranno l’aspetto più bello di tutta la mia esperienza qui in Croazia! E se mi dovessero chiedere se ne vale la pena o no di partire, in generale, con il Corpo Europeo di Solidarietà, risponderei con un grandissimo SI’! Sono arrivata alla fine il cuore è pieno di tristezza. Una tristezza piena, è stato un progetto meraviglioso e un'esperienza d'incredibile valore. Quindi buttati e lasciati libero/a di scoprire nuovi paesaggi, nuovi amici e nuove parti di te. Probabilmente se siete arrivati fino a qui è perché vi state domandando se partire e buttarvi o restare e aspettare ancora un po'. Ricordo che prima di partire ero desiderosa di vivere una nuova avventura ma avevo anche una forte paura del cambiamento. Avevo mille dubbi su come sarebbe stata la mia vita lì. Mi domandavo se sarei stata in grado di parlare francese e se avrei fatto amicizia.
Io oggi alla fine del mio volontariato posso dire di essere fiera di aver superato quelle paure e di aver dato ascolto alla mia voglia di crescita. Le mie aspettative sono state di gran lunga superate. Non mi sono mai sentita sola nelle mie paure. C'è sempre stato qualcuno al mio fianco, che mi ha preso quando stavo per cadere. Alla fine del mio volontariato al "Le Patiau" un museo di ceramica in Francia, mi porto a casa un'immensità di cose. Ho visto nuovi paesaggi meravigliosi. Ho conosciuto persone uniche che mi hanno arricchito le giornate con sorrisi e ogni genere di racconti. Il "click" è stato immediato, c'è qualcosa di speciale nelle sia nelle persone che decidono di fare esperienze di volontariato sia in chi supporta i volontari. Hanno spesso la stessa voglia di conoscere e scoprire il mondo. Ho acquisito fiducia in me stessa sul lavoro. Prima di partire mi domandavo se ero in grado di fare ciò che avevo studiato in un qualsiasi posto, lavorare come volontaria mi ha confermato non solo che ho la capacità di farlo ma addirittura di farlo in un'altra lingua. Sono così grata alle persone che hanno avuto fiducia in me e mi hanno accompagnato in questa crescita. Una crescita anche personale. Sento che sono cresciuta come persona e di essere più definita. Mi sono lasciate libera di provare cose che da sempre ho voluto provare, come fare campeggio e fare viaggi da sola. Tutte queste esperienze sono dei pezzi del mio puzzle che sto completando un po' per volta. Per quello che riguarda il futuro, non so ancora bene come queste cose si incastreranno nel mio percorso. So solo che sono preziose ed è questa la direzione in cui voglio andare. Voglio lavorare in un ambiente aperto, inclusivo e che supporta le persone nella loro interezza. Sono arrivata alla fine il cuore è pieno di tristezza. Una tristezza piena, è stato un progetto meraviglioso e un'esperienza d'incredibile valore. Quindi buttati e lasciati libero/a di scoprire nuovi paesaggi, nuovi amici e nuove parti di te. Ionela
I will share a little secret with you: you can volunteer abroad, get out of your comfort zone, learn a new language and live a unique experience…without any cost!
How? With the European Solidarity Corps! Join Roberto Gentile’s journey and you will discover what makes this volunteer opportunity different through the fears and joys that arise with this project. If you want to learn what being an European Solidarity Corps Volunteer means, if you want to know what solidarity means through people’s stories, this show is for you. Ciao! Sono Dino e sono uno dei volontari a Zagabria. Sono qui grazie al progetto dei corpi di solidarietà europei (European Solidarity Corps) e sono arrivato qui all’inizio di settembre e sono quasi due mesi che vivo e faccio volontariato in questa bellissima città. Fin dal primo momento i ragazzi dell’associazione Amazonas, dove trascorrerò il mio anno di volontariato, si sono dimostrati disponibili a darmi ogni tipo di aiuto possibile. E soprattutto mi hanno subito dato una chiara prospettiva delle attività che svolgerò qui in quest’anno. Infatti, mi hanno immediatamente dato la possibilità di mettere in gioco le mie conoscenze e di sviluppare alcune attività inerenti all’ambito europeo, questo con l’obiettivo di dare il mio contributo per sensibilizzare ancora di più la comunità locale su temi concernenti l’Unione Europea. Inoltre mi hanno dato la possibilità di cimentarmi nell’attività dell’insegnamento: dopo poco più di un mese ho iniziato ad insegnare la lingua italiana a un gruppo di ragazzi croati. L’attività è molto interessante e costruttiva sia per me che per i ragazzi, questo perché, oltre che ad insegnare l’italiano a chi non lo conosce, ho l’opportunità di conoscere meglio la realtà croata e di raccontare a loro le diverse sfaccettature dell’Italia. Creando, pertanto, un ottimo momento di scambio interculturale tra noi, cogliendo sia le somiglianze che le differenze dei nostri due Paesi.
La città, invece, è davvero stupenda e il centro storico e davvero caratteristico: è quasi impossibile non notare le diverse influenze europee che questa città ha da offrire. Anzi, posso tranquillamente dire che Zagabria (Zagreb) è un piccolo gioiello europeo ancora poco conosciuto e che merita più attenzione! In ogni caso, la città è molto vivibile e c’è sempre qualcosa da fare, questo anche grazie all’efficienza dei mezzi di trasporto cittadini che mi permettono di arrivare ovunque in tempo ragionevole. Che dire, a questo punto, di questi miei primi due mesi in Croazia? Grazie. Grazie per l’immensa opportunità che mi è stata data dell’UE e dai ragazzi di Amazonas, perché ho la possibilità di mettermi in gioco e di conoscere una nuova realtà. Inoltre devo ringraziare i ragazzi di YouNet che hanno reso possibile questa mia esperienza con il loro sostegno dall’Italia. Sono sicuro che la mia esperienza mi arricchirà molto e che mi darà la possibilità di imparare qualcosa di più in diversi campi: come, ad esempio, nel campo della comunicazione sui social media o su come organizzare eventi d’interesse con differenti partner. Ma soprattutto potrò vantare un giorno il fatto di essermi preso l’impegno di dare il mio contributo, anche se piccolo, in uno dei Paesi della grande famiglia europea! A presto e bok! Ti permette di evolvere, cambiare in una versione migliore di te, più consapevole. Il mio anno di volontariato con il Corpo Europeo di Solidarietà (ESC) sta giungendo al termine e cosa può esserci di più poetico del riorganizzare i propri pensieri su carta con fuori un mare nero di pioggia vulcanica. Avete letto bene, ho passato questa esperienza magica a La Palma (Isole Canarie, Spagna) che nell’ultimo periodo sta cercando di convivere con la dirompente forza di un vulcano. Devo confessare che l’idea di lanciarmi in questa avventura nasce dalla paura: la soffocante paura della libertà una volta finite le superiori, poco tempo e troppe opzioni per poterne prendere una consapevolmente. La tremenda paura di sprecare la mia vita all’inseguimento di orme predefinite che però non calzano con le mie scarpe e l’insopportabile paura di lasciare inascoltata quella voce interiore che da troppo tempo gridava cercando il mondo. Ora, chiedendomi se quell’irrequietezza se n’è andata, la risposta rimane no; ma ho imparato a relativizzarla. Viaggiare, esplorare nuove culture, relazionarsi con nuove persone e cimentarsi in nuove attività ti porta inevitabilmente a confrontare il “tuo mondo” (che prima ti sembrava l’unica opzione possibile) con la realtà circostante. Ti permette di evolvere, cambiare in una versione migliore di te, più consapevole. Non fornisce risposte ma piuttosto ti fa riflettere sulle giuste domande. Non cancella la paura ma ti trasmette la giusta spinta per affrontarla e per affrontarti. Nel mio percorso ho incontrato gente stupenda e fortunatamente anche gente spiacevole: proprio da loro impari tanto, sono il miglior esempio di ciò che non vuoi essere. Ho impiegato tanta energia nel realizzare i miei obiettivi, forse troppa, tant’è che mi sono reso conto che per realizzarli nel miglior modo è necessario investirci tanto tempo e riposare. Mi sono scontrato con ideologie e modi di affrontare la vita così distanti e fastidiosi da non farmi dormire la notte, ma non per forza sbagliati, semplicemente diversi. Mi sono immerso nella natura strabiliante dell’isola, ho sprofondato i piedi nella sabbia nera il giorno di Natale, ho imparato il processo di produzione del tabacco e torno a casa con un set di cucchiai in legno fatti a mano da me. Ho fatto trekking notturni illuminati dalla luna piena e ho visitato tutte le 8 isole canarie, ho passato giorni senza parlare e mangiare (tranquilli era una sfida personale, anche se è un volontariato i soldi per la cena ve li danno lo stesso) e adesso siamo in balia di un vulcano. Con questo non voglio dire che è tutto perfetto, perché è impossibile che lo sia, ma diciamo che non ci si annoia. Si può vederla in vari modi, ma anche gli ostacoli possono essere trasformati in una prova di autonomia e in un’opportunità (brevissimo esempio: se non fosse stato per il covid non sarei mai finito qui). Una cosa importante è essere sinceri con se stessi, imparare ad ascoltare i segnali del nostro corpo e riprendersi il proprio tempo. Mi capita spesso di mal interpretare il valore del tempo: essendo la risorsa più importante che abbiamo ed essendo limitata, mi stresso per riempirlo con più cose possibili, così da non perderne neanche un secondo, o mi sento in colpa se non sono produttivo, perché lo sto perdendo. Morale della favola: 0 minuti di tempo di qualità. Quando invece rallento, quando mi concentro su ciò che faccio e non sullo scorrere delle lancette, quando mi riconnetto con la realtà e riesco a mettere a bada la mente, ecco che scatta qualcosa. In quel preciso istante impiego il mio tempo nel migliore dei modi senza l’ossessione di controllarlo o fermarlo. Per questo motivo è di vitale importanza continuare a sfidarci, chiederci chi vogliamo essere e cos’è il tempo di qualità per noi. Non è più sostenibile vivere con “il pilota automatico”, dobbiamo imparare a seguire il nostro istinto ed essere pronti a rallentare per capire qual è il nostro cammino.
Questa Avventura di vita vi sta aspettando, o più probabilmente, è una vita che la stavate aspettando senza ancora saperlo.
Oggi sono quasi al termine di questa esperienza e posso dire che fino ad ora è la migliore esperienza che abbia fatto nella mia vita, mi ha dato l’opportunità di crescere personalmente di vedere posti meravigliosi, di instaurare rapporti magnifici con persone provenienti da tutto il mondo, e quella varietà che aveva cominciato a preoccuparmi si è rilevata uno dei punti forti. Personalmente ho condiviso la casa con altri due volontari, un ragazzo francese ed una ragazza spagnola, quindi persone provenienti da contesti, costumi, tradizioni differenti l’uno dall’altro è ed stato magnifico miscelare le nostre diversità; è stata una montagna russa di emozioni, ho passato giorni felicissimi e ci sono stati anche momenti difficili, è stato triste quando abbiamo dovuto salutare determinate persone e sicuramente sarà triste andare via, ma uno degli aspetti più intriganti e controversi di questa esperienza è la sua fugacità, il suo essere temporanea.
La temporaneità dei rapporti, la temporaneità degli eventi ed è proprio quando prendi coscienza di questa temporaneità che il tutto assume un valore ancora più unico e raro. Un ringraziamento speciale va a miei coinquilini e all’organizzazione ospitatante che si è presa cura di noi in maniera impeccabile e ci ha fatto sentire a casa sin dal primo giorno. Sì, sicuramente è stato un capitolo temporaneo della mia vita ma sarà eterno dentro di me. Se i mesi di giugno e luglio sono stati intensi, agosto e settembre non sono stati assolutamente da meno. Giunti ormai alla fine del progetto inizio a concludere i vari progetti personali: con la ripresa della scuola non ho potuto contare su un numero sufficiente di ragazzi per continuare il progetto di spikeball in spiaggia, ho concluso la guida del comune dove lavoro, ho finito il video di promozione del territorio locale, ho imparato l'intero processo della lavorazione del tabacco lavorando nel museo dei sigari palmeri, ho sbattuto le bacchette durante l'ultima lezione di batteria e in poche settimane mi ritroverò con un set di cucchiai in legno grazie al corso di artigianato impartito dal simpatico “nomade-anarchistacomunista” (sua stessa definizione). Agosto è partito con una tranquilla settimana in Fuerteventura in compagnia degli altri volontari. Tra AirBnb e wildcamping ho avuto modo di visitare le spiagge più belle della mia vita, acqua cristallina e chilometri interi di sabbia in un ambiente sulfero. Da Fuerte volo diretto a Tenerife dove, dopo 8 mesi, mi ricongiungo con la mia famiglia, che emozionee. Partito in dicembre con l'esigenza di allontanarmi dall'ambiente familiare sono arrivato in agosto voglioso di rivederli, mi hanno ricordato quanto sono importante per loro e che ho un posto da chiamare “casa”. La seconda settimana familiare la passiamo a La Palma, la mia isola, dove da brava guida turistica gli ho fatto scoprire tutti i segreti dell'isola. Le prime due settimane di settembre le ho passate inaspettatamente in Polonia, come partecipante di un intercambio giovanile sulla permacultura. Opportunità colta al volo parlando con un lavoratore della mia associazione; e così 5 giorni dopo mi trovo in un paesino polacco super hippie a parlare di piante. Fatica iniziale ad ambientarmi e con l'inglese però tanta gente interessante e clima rilassante. (Ho fatto anche questa, incredible!!). Per un finale letteralmente con il botto, il 19 settembre, un vulcano decide di celebrare la nostra fine del progetto eruttando nella parte sud-ovest dell'isola.!!! Situazione controversa: da un lato lo spettacolo incredibile della potenza della Natura e dall'altra parte le case sottostanti sommerse dalla lava. In queste settimane sto dando il mio contributo nei centri di distribuzione di materie prime per gli sfollati. Io sono al sicuro però in questo momento scrivo con la finestra chiusa per proteggermi dalle ceneri emanate dal vulcano.
Se si riesce ad aiutare e a far crescere almeno un giovane essere umano, si percepisce tutto l’orgoglio di essere volontari Dopo il mio progetto short term in Slovacchia (dove mi sono trovato benissimo), ero sicuro di voler ripetere l’esperienza in un altro Paese per un periodo di tempo più lungo. Il mio ragionamento è stato: “l’esperienza in Slovacchia è stata fantastica, ma le persone sono sempre arrabbiate per il clima poco gentile. Proviamo a stravolgere tutto. Proviamo ad andare in Portogallo!” Spinto da questa idea tanto naïve quanto geniale, a fine Gennaio 2021 sono partito verso il limite occidentale della penisola iberica. Dopo un periodo iniziale di assestamento e semi-lockdown causa Covid, è andata alla grande. Una delle mie attività preferite è aiutare con l’inglese le classi di studenti delle superiori. Provare a toccare il cuore degli studenti, comunicare con loro, farli appassionare a ciò che ti appassiona. È normale che non tutti saranno interessati a questi strani volontari da altri Paesi che si aggirano per scuola. È normale non riuscire a instaurare un legame con tutti. Ma se si riesce ad aiutare e a far crescere almeno un giovane essere umano, si percepisce tutto l’orgoglio di essere volontari. Su una nota più leggera, non posso fare a meno di parlare delle spiagge fantastiche, dell’oceano, delle lezioni di surf (dove le cadute superano il centinaio), le città visitate, le bevande e i cibi tipici, imparare a destreggiarsi in portoghese, le stradine di Viana, i dolci, le cene in compagnia, le persone incontrate e la stupenda Porto: il primo luogo in vita mia che mi abbia fatto dire “sono a casa”. Chiudere questa esperienza con uno Youth Exchange è stata poi la ciliegina sulla torta. Aiutare a organizzare e a portare avanti un progetto così grande e importante ha rappresentato una grande sfida, ma mi ha aiutato immensamente a imparare a gestire nuove situazioni, ad assumere ruoli di responsabilità, e a comprendere e aiutare persone di ogni tipo con background estremamente diversi tra loro. Sono immensamente grato di tutto, è stato un volontariato stupendo.
|
ARCHIVIO
March 2024
|