A gennaio 2022 ho iniziato una bellissima avventura a Catfarm, una comunita’ nel sud della Francia: un ESC dedicato alla riforestazione. Durante il progetto, ho potuto fare diverse esperienze preziose: prima di tutto, ho potuto imparare come piantare alberi in un modo coscienzioso e sostenibile, con un approccio olistico che ci ha permesso di prenderci cura non solo della pianta e di dare nutrimento all’uomo con alberi da frutto, ma anche di ristorare la terra e l’ecosistema circostante. Questa attivita’ mi ha permesso di riconnettermi con la natura, con il mio corpo e con l’importanza di ri-dare alla nostra terra (con amore, presenza, pazienza ed energia) cio’ che spesso prendiamo da essa sfruttandola senza tregua. Ho potuto comprendere tutto questo anche grazie alla gentilezza, alla dedizione, al supporto e alla disponibilita’ dei volontari sia di Catfarm, che di La Foret Globale, l’associazione con cui Catfarm ha collaborato per questo progetto. E’ stata per me un’esperienza “curativa”, che mi ha permesso di rilassare la mia mente e di trovare pace nel contatto con la natura e nell’idea di “prendermi cura”. ma questa avventura e’ stata anche molto di piu’: vivendo a Catfarm ho potuto fare esperienza della vita comunitaria, in un luogo in cui il focus e’ sulla sostenibilita’ in diversi sensi: dal punto di vista ecologico (pannelli solari, prodotti DIY biodegradabili, recupero del food waste, up-cicling, permaculture gardening…), dal punto di vista sociale (uso della Comunicazione Nonviolenta, dell’ascolto empatico, consent workshops…) e culturale e personale (creazione di uno “safe space” senza giudizi, importanza centrale data al benessere della persona, supporto individuale e di gruppo, incentivazione della self-responsibility…). Ho potuto fare esperienza di tutto questo in modo integrale, in quanto anche noi volontari ESC eravamo considerati naturale parte della comunita’ e abbiamo potuto apprendere pratiche e conoscenza, assumere ruoli, proporre soluzioni, essere parte dei momenti di vita comunitaria, senza alcuna differenza o discriminazione rispetto al fatto di essere ESC. Ho percepito la comunita’ come una famiglia e Catfarm come una casa. Ho anche potuto imparare che, pur nei momenti di stanchezza o tensione, laddove c’e’ comunicazione e supporto reciproco, si possono trovare soluzioni creative, crescere e andare insieme oltre i blocchi e le possibili difficilta’. Questo e’ stato possibile anche grazie alle attivita’ di mentoring che sono state offerte da Catfarm a noi volontari ESC, sia all’inizio del progetto, per poterci integrare fin da subito nel luogo, nelle attivita’ e nelle dinamiche di gruppo, sia durante i mesi di ESC, grazie a momenti di riflessione e feedback. Non sono ovviamente mancati momenti di connessione, divertimento ed esplorazione: sorrido ripensando alla “festa della zuppa” in Poussan, dove il gruppo di ESC ha gareggiato (e vinto!) con le sue zuppe “contro il food waste” con altre associazioni del paese, oppure al carnevale di Poussan, dove ci siamo sbizzarriti a travestirci da alberi e abbiamo sfilato orgogliosi del nostro operato di “riforestatori”. Sono stati preziosi momenti di celebrazione, ma anche di contatto e scoperta delle comunita’ locali. Per non parlare delle serate di giochi da tavolo, dell’open mic e degli workshop che abbiamo potuto energizzare e a cui abbiamo potuto partecipare sentendoci liberi di essere noi stessi, mostrando i nostri lati piu’ preziosi, giocosi, ma anche piu’ fragili, sentendoci accettati e riconosciuti. Ora che questo ESC e’ finito, sono molto grata di aver preso parte a questa avventura, non vedo l’ora di continuare a dare sollievo alla terra (e anche a me stessa) piantando ancora alberi, mi sento ancora profondamente connessa con la comunita’ e sento che Catfarm rimarra’ per me come una seconda casa!
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Anche dicembre è stato un mese davvero interessante qua a Parigi :) L'anno lavorativo è terminato con la fête de l'hiver (festa dell'inverno) il 17 dicembre, una giornata dedicata a laboratori creativi per adulti e bambini (creazione di biglietti natalizi e di piccole decorazioni, spettacolo teatrale per bambini, proiezione di un film di Natale alla MJC). A seguire, nella serata abbiamo allestito un piccolo banchetto per la vendita di crêpes e vin chaud davanti all'associazione (con temperatura percepita di -7 gradi stimata dal meteo).
Alla fine di novembre, ho anche partecipato al Salon Européen de l'Education a Parigi con alcuni rappresentanti dell'Agence Nationale e altri volontari ESC e del Service Civique, per parlare e rispondere a qualche domanda sui programmi di volontariato disponibili per i giovani in Francia e all'estero. 8 novembre 2022, lo ricorderò come la prima volta in uno studio televisivo. Non un vero e proprio studio televisivo, ma ci si avvicinava molto, con tecnici del suono, luci, telecamere e tutto il resto. L’occasione è stata la quarta edizione della Civic Room, organizzata dall’Agence Nationale du Service Civique, che si occupa della gestione del Servizio Civile e del Corpo Europeo di Solidarietà in Francia. Due parole per presentarmi: sono Silvia, 27 anni e italiana, progettista europea per i giovani e da circa tre settimane a Parigi per un progetto CES di 11 mesi sullo sviluppo sostenibile nel Centro Socioculturale Madeleine Rebérioux di Créteil. Ed è proprio par rapport alla tematica dell’engagement per il clima e dello sviluppo sostenibile che ho ricevuto l’invito ad intervenire alla Civic Room, insieme ad altri volontari ed ex volontari del Servizio Civile. L’obiettivo: confrontarci sulle motivazioni che ci hanno spinto ad intraprendere progetti nazionali o internazionali, e ad investire il nostro tempo in azioni di sensibilizzazione, educazione e protezione su temi legati alle dimensioni del clima e dell’ambiente, ma anche sui nostri obiettivi e su come un’esperienza come il Servizio Civile o ESC può influire sul nostro futuro. La prima parte dell’evento è stata dedicata alla presentazione di Marius Hamelot, e della sua idea imprenditoriale per trasformare rifiuti di plastica in un nuovo materiale da costruzione, chiamato “Le Pavé”. Un ottimo inizio per un’occasione di coinvolgere i giovani dando spunti su iniziative, progetti e tematiche in cui ingaggiarsi, con esempi concreti di storie e percorsi. I partecipanti hanno quindi potuto ascoltare le storie di noi quattro volontari ed ex-volontari impegnati per il clima: Jules, ex-volontario e ora impiegato all’Academie du Climat; Antoine, da qualche mese a Faune Alfort per recueillir et soigner les animaux blessés della fauna selvatica; Soliane, impegnata nel Fresque du Climat, e io. Durante la trasmissione, ho illustrato i punti principali del mio progetto relativi al clima e allo sviluppo sostenibile: questi sono legati particolarmente al giardino condiviso del Centro e ad evento legati alle tematiche che ruotano attorno al giardino condiviso, come la biodiversità e la permacultura. Inoltre, ho illustrato un piccolo progetto in fase di costruzione, ovvero alcuni incontri nell’accompagnamento alla scolarité a partire da gennaio che saranno focalizzati su aspetti diversi dello sviluppo sostenibile. La scelta di intraprendere un progetto in Francia sul clima ha un mix di motivazioni alla base, di natura personale e professionale. Ma prima, occorre fare un passo indietro: il mio percorso di avvicinamento al programma Corpo Europeo di Solidarietà non è usuale. Per circa 3 anni, infatti, ho lavorato in un’associazione italiana come responsabile dell’invio di volontari italiani per mobilità all’estero, in particolare per progetti di lungo termine con il CES. È così che ho toccato con mano l’impatto che questi progetti hanno sulla vita dei giovani, soprattutto a livello personale e culturale. Ho seguito il loro percorso, ascoltato le loro storie e riflessioni durante i mesi all’estero, e sono convinta dell’impatto a tutto tondo che un’esperienza all’estero può creare. Mi piace sottolineare sempre come un progetto di volontariato con il Corpo Europeo sia diverso da uno stage all’estero, o da un lavoro: la crescita anche professionale è innegabile, ma un volontariato di questo tipo permette una crescita personale, culturale e sociale difficilmente spiegabile a parole. Ecco quindi le motivazioni della mia scelta, un mix di curiosità, voglia di crescita, e desiderio di mettere a disposizione il mio tempo e una piccola esperienza pregressa sulla tematica del clima, che sento fortemente vicina, in una struttura di cui condivido obiettivi e valori, di educazione popolare, solidarietà, scambio culturale. Durante la Civic Room, ogni volontario ha quindi potuto presentare motivazioni, obiettivi, riflessioni che spero abbiano costituito uno spunto per chi ascoltava da casa per porsi delle domande, per avere più chiare le opportunità di engagement offerte ai giovani, o anche solo per ascoltare storie di giovani con percorsi differenti. Un grande grazie all’Agenzia Nazionale per organizzare occasioni di informazione e confronto, e per aver offerto a me l’opportunità di parlare del mio percorso e di uscire dalla mia comfort zone per la mia prima intervista in francese! La prima settimana di settembre è cominciato il progetto “Building an inclusive society” con Amazonas a Zagabria. I volontari sono arrivati: Marija dalla Macedonia del Nord, Angel dalla Spagna, e Bran dalla Slovacchia. Alloggiamo in un bell’appartamento nella zona ovest di Zagabria, un po’ lontano dal centro ma con tutto quello che serve - e vicino a Jarun, il lago principale della città.
Tutti si trovano bene nella casa: certamente i caratteri sono differenti, ma siamo una buona compagnia e ci equilibriamo. Inoltre, ognuno ha qualcosa da insegnare. In Amazonas ci accoglie Blaž, il nostro coordinatore che con esperienza alle spalle è ben preparato su come seguirci. Con attenzione e spirito gentile, ci ha guidato attraverso i primi passi con Amazonas. Abbiamo nei giorni seguenti incontrato quasi tutto il team, spinti anche da una “sfida” che il Blaž ha creato per noi in modo da farci conoscere meglio le persone con cui lavoreremo. Per esempio, ora sappiamo che Dario, un maestro di Capoeira, è anche un ottimo mastro birraio. La cosa a cui tengo di più sono le minoranze etniche e la loro integrazione nella società, che spesso non è facile. Per questo quando è stato annunciato il programma di “tribo moderna”, basato su capoeria per inclusione sociale, ho subito voluto partecipare. Cominceremo presto e non vedo l’ora di collaborare con Vijeko e conoscere nuove genti! Inoltre, abbiamo cominciato a sviluppare idee per lezioni di lingua e workshop non-formali; spero che entrambi i progetti siano d’aiuto alla comunità locale, soprattutto ai giovani. Oltre al volontariato, ho anche un intraprendente lavoro in una start-up, che seguo part-time. Anche la start-up si occupa di ONG, e nonostante sia difficile combinare gli impegni da una parte e dall’altra, ho la fortuna di avere intorno persone che capiscono la mia situazione e mi vengono incontro. E’ anche questa un’enorme fonte di apprendimento a cui non voglio rinunciare. Talvolta sento un po’ di compromettere la mia disponibilità da una parte e dall’altra, ma spero di migliorare la mia efficienza soprattutto nel lavoro in cui per ora molte cose mi sono nuove e sconosciute. Per quanto riguarda la vita personale, sto cercando di lavorare soprattutto sulla mia comunicazione, con cui talvolta faccio fatica, e per questo ho degli ottimi alleati nei miei coinquilini. Sto progettando qualche viaggio tra Balcani e Venezia durante i giorni di riposo, e sto cercando di conoscere nuove persone che possano diventare amici per la vita. Una penso di averla trovata qui nell’onboarding a Orahovica: si chiama Selma e fa volontariato in Oaza, un’altra associazione di Zagabria, e ha una mente analitica e aperta al dialogo. Sono curiosa di conoscerla di più durante questa settimana, come con altre persone qui con me. Eccomi sono tornata!! Ho speso due settimane in un piccolo villaggio nel nord della Finlandia, di nome
Lampissari. Appena arrivata sono uscita con gli altri volontari alla scoperta dei dintorni del nostro alloggio. Non c’era il sole ed era tutto molto grigio e l’impatto non è stato positivo. Mi son detta: come farò a stare qui due settimane? Ma già il giorno dopo è uscito il sole e abbiamo scoperto un lago magico dove poter fare il bagno. I colori della natura messi in risalto dal sole mi hanno dato molto coraggio. Abbiamo soggiornato in una ex scuola enorme, con ancora tutte le stanze che ospitavano vari oggetti per svolgere attività. C’era la libreria, la palestra, tanti strumenti musicali e tanti pianoforti. In più c’era una sauna che purtroppo non ho avuto il tempo di provare. Ho fatto parte di un gruppo di undici volontari europei provenienti da molte parti d’Europa. Io ero molto più grande della maggior parte di loro e a volte il gap generazionale si è sentito. Ma, nonostante ciò, mi è piaciuto molto svolgere le attività con loro. Ci siamo divisi in tre gruppi in base alle attività e la mia prima missione è stata andare nella foresta a tagliare piccoli alberi e a ordinare il sentiero. Mi è piaciuto molto mettermi in gioco in cose mai fatte prima e mi sono scoperta molto brava ad affrontare problemi che si presentavano e a sostenere il gruppo. Il terzo giorno di attività sono andata con la proprietaria della scuola e altre due ragazze a fare la spesa per il gruppo e a vedere il mare della Finlandia. Sono rimasta un po' delusa: sembrava un lago ed era tutto molto grigio. Il giorno dopo è stato il giorno più bello di tutta l’esperienza: era il giorno del mio compleanno e facevo 30 anni. È stato speciale perché le signore del villaggio mi hanno fatto una festa a sorpresa facendomi una torta e alcuni regali, tra cui un libro in finlandese sulla storia del villaggio, una presina con un mosquito pieno di sangue disegnato sopra e un biglietto di auguri con poesie in finlandese scritte sopra. È stato bellissimo perché persone che avevo conosciuto da pochi giorni mi hanno fatto sentire tanto calore e affetto nonostante non ci conoscessimo. L’umanità è una cosa preziosa sebbene i chilometri che ci dividono! Anche il gruppo dei miei colleghi mi ha fatto un bigliettino di auguri. È stato bellissimo davvero! Nei giorni successivi le attività sono continuate. Tutto il gruppo è stato impegnato nel ristrutturare il Pavillon, la struttura che risiede sul lago e ospita attività. Lo abbiamo riverniciato, scrostato e passato l’antimuffa. Anche qui mi sono sorpresa della mia manualità e problem solving. La comunicazione con i local era quasi impossibile: erano anziani, non parlavano l’inglese e noi non parlavamo il finlandese. ; Ma ho avuto l’occasione di imparare varie parole in finlandese, tra cui una bellissima parola: kitos(grazie). La terza attività in cui sono stata coinvolta è stata far parte di un gruppo per organizzare attività di insegnamento della lingua inglese ai giovani del villaggio. È stata una sfida far parte di un gruppo con i ruoli non chiari ed è stato interessante vedere le dinamiche del gruppo. Abbiamo avuto una giornata per organizzarle e alla fine ci siamo riusciti. Nel nostro tempo libero ci riunivamo per giocare a carte, giocare a hokey(sport che ho scoperto molto bello e in cui riesco), provare strumenti musicali, disegnare e stare con Henny, una ragazza con un figlio di 3 anni che ci veniva a trovare e chiacchierava con noi. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il buonissimo cibo preparato per noi da Yussi e sua moglie, i cuochi della struttura. Ero l’unica a non mangiare carne e ogni volta mi cucinavano qualcosa di speciale solo per me. Mi mancano tantissimo! La cosa più interessante che ho imparato e sono diventata consapevole è stata il comprendere la differenza tra autoritarismo e autorevolezza. Spesso si tende ad essere autoritari e a voler comandare e a non collaborare. Ma è solo attraverso la collaborazione e il dialogo che si raggiungono obiettivi �� Abbiamo avuto una mentor molto brava, che ci ha supportato tantissimo, che è Erja e dei tutor molto bravi, tra cui Mikko, che nonostante il suo aspetto da uomo taciturno, ha dimostrato di avere un cuore d’oro! La partenza per tornare a casa è stata molto triste! Tante lacrime e la promessa di sentirci presto. Questa esperienza mi ha lasciato la voglia di farne altre e di scoprire posti sempre nuovi e di mettermi sempre in gioco per apprendere attraverso l’esperienza sempre nuove cose! Conoscere persone di altre culture ma con sorrisi simili al mio è una sensazione speciale �� Non vedo l’ora di partire di nuovo :DD Un anno di vita a Istres mi ha insegnato a vivere in comunità ma anche da sola, a prendermi i miei spazi, a capirmi ed interrogarmi di più, insomma, mi ha insegnato a crescere! Nel 2020, a fine periodo di quarantena a Milano, ho deciso di tornare nella mia città natale, Cesena in Emilia-Romagna, per approfittare di una casa spaziosa ed un ambiente più verde e naturale, dopo tanti anni tra i palazzi e il rumore della città, dopo qualche mese però ho iniziato a sentire la mancanza dell’indipendenza, e anche un po’ della frenesia a cui ero abituata.
Ho così deciso di intraprendere un nuovo percorso, non avendo mai avuto l’opportunità di fare l’Erasmus durante l’Università. Dopo un po’ di ricerche di esperienze all’estero ho trovato il progetto del Corpo Europeo di Solidarietà presso Istres, cittadina nel sud della Francia. La mia ricerca era soprattutto su paesi francofoni, possibilmente non in grandi città, di modo da poter migliorare la mia conoscenza della lingua francese e approfittare del paesaggio naturalistico. Il progetto a Istres mi è sembrato perfetto! Finiti i colloqui nel giro di pochissimi giorni ho scoperto di essere stata selezionata e ricevute alcune informazioni burocratiche e amministrative sono partita per questa nuova avventura! Arrivata a Istres mi sono subito sentita a mio agio, a casa. Io e Rocìo, la mia coinquilina madrilena, ci siamo trovate molto bene, per fortuna, dovendo vivere e lavorare assieme all’interno dello stesso progetto. La mia esperienza con ESC è partita senza troppe pretese, proprio perché si trattava di soli venti giorni. E invece oggi mi rendo conto che quest’avventura è stata determinate nello smuovere qualcosa in me che da tempo era statico: mi ha dato il coraggio e la grinta di intraprendere nuovi percorsi, anche professionali. Per esempio nel mio progetto le attività mattutine comprendevano la meditazione e la danza, cose che non avevo mai fatto prima d’ora… Beh, oggi tornata dalla Spagna non posso fare a meno di voler continuare questa meravigliosa routine! Inoltre grazie all’approccio learnig by doing già in poco tempo sento di aver migliorato alcune skills in campo digitale; mi sono sentita utile e pragmatica, e penso a quanto altro avrei appreso se fossi rimasta più a lungo.
Infine, non meno importante, è l’aspetto affettivo di questo viaggio ESC: mi sono legata molto ad ogni membro del mio team, nessuno escluso, è stato davvero un amore inaspettato. Sono felicissima di affermare che un giorno non lontano ci incontreremo di nuovo, che sia a Barcellona per partecipare ancora la nostro amato Festival o che sia in qualche altro paese! Sono partita per il Portogallo con la voglia di cambiare radicalmente la mia routine e di sfidarmi dopo un lungo periodo trascorso tra le mura di casa. Non avevo alcuna esperienza nel campo del volontariato e non sapevo cosa aspettarmi; non avevo nemmeno mai vissuto da sola per un periodo così lungo (adesso sono qui da quasi tre mesi, ma il progetto ne dura altri sette), tantomeno all'estero. Sto avendo la possibilità di cimentarmi in attività molto diverse tra loro, che spaziano dalle sessioni nelle scuole sui temi dell'interculturalità e dell'intelligenza emotiva agli incontri con gli ospiti delle case di riposo locali, fino alle azioni di pulizia e di ripristino ambientale. Questa esperienza in realtà va ben al di là di quello che accade al centro, perché stravolge la tua vita a 360 gradi e ti mette alla prova sotto ogni punto di vista dovendo adattarti ad un contesto sociale del tutto nuovo, in cui si parla una lingua straniera e ci si trova a condividere spazi e momenti con persone provenienti da realtà completamente differenti. Un altro aspetto non indifferente di questo progetto è che ti permette di viaggiare e di scoprire i luoghi da una prospettiva del tutto inedita, ossia non quella del turista di passaggio. Non vedo l'ora di scoprire cos'altro mi riserveranno i prossimi mesi qui ad Águeda!
Marzo è stato un mese molto intenso per me, abbiamo fatto un sacco di cose e ho imparato l'importanza della diversità nei progetti, che può essere un'arma a doppio taglio. la diversità dei progetti, che può essere un'arma a doppio taglio. Abbiamo iniziato il mese con l'introduzione di una nuova parte del workshop "eloquenza", Claudie ci ha chiesto di preparare un dibattito pubblico, con un argomento a nostra scelta e due gruppi di personaggi che sostengono opinioni diverse. Abbiamo deciso il tema della violenza contro le donne. All'inizio avevo comunicato di voler sostenere la parte delle donne violentate, per una sfida personale, ma poi ho dovuto cambiare e diventare il presentatore del workshop. Ho scelto di essere Michael, un presentatore americano, naturalizzato in Francia, omosessuale, neutrale su tutte le questioni.
Alla fine non so se avremo il dibattito, ma è stato comunque interessante vedere lo sviluppo dei personaggi e la nostra difficoltà nello scegliere un soggetto veramente complesso. Abbiamo anche continuato con il progetto dell'ambiente, è stato davvero soddisfacente vedere qualcosa che ho iniziato prendere forma ed essere quasi finito. Cosa dire di questi mesi in Croazia con il Corpo Europeo di Solidarietà? Sicuramente che sono stati mesi che mi hanno arricchito tantissimo perché mi hanno permesso di entrare in contatto con un'altra realtà culturale nuova. Inoltre, la mia attività nell'associazione Amazonas mi ha permesso di immergermi il più possibile nella società locale, concedendomi la possibilità di sviluppare attività in ambiti di mio grande interesse. Infatti, la squadra di Amazonas mi ha invogliato ad organizzare eventi divulgativi sull’Unione Europea e sullo spirito di amicizia fra tutti i popoli europei. Questo mi ha reso particolarmente felice e mi ha permesso di dare un mio contributo, seppur piccolo, alla realtà croata! Senza poi contare le attività in cui sono stato coinvolto che mi hanno portato a conoscere ancora di più la cultura croata e che hanno dato un taglio al difficile periodo degli ultimi due anni!
E cosa dire delle mie lezioni d’italiano? Magnifiche e divertenti! Dove ho avuto l’occasione di scambiare idee e prospettive sull’Italia e la Croazia. Come ultima cosa vorrei dire che la mia attività in Amazonas è stata bellissima e che le amicizie che ho stretto con i ragazzi dell’associazione rimarranno l’aspetto più bello di tutta la mia esperienza qui in Croazia! E se mi dovessero chiedere se ne vale la pena o no di partire, in generale, con il Corpo Europeo di Solidarietà, risponderei con un grandissimo SI’! |
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