La mia esperienza in Croazia è iniziata quasi per gioco ma ha preso vita così in fretta che da un giorno all’altro mi sono trovata catapultata dalla noiosa palestra di pallavolo, teatro della mia stagione sportiva passata, al coloratissimo centro culturale che era diventato il mio sogno dell’estate. Arrivata a Pola, la casa mi ha accolto con tutto il fascino della decadenza dell’edificio che la ospitava. Il palazzo del condominio apparentemente fatiscente nascondeva un appartamento accogliente, pulito e moderno. La prima settimana, che ho passato sola perché le mie coinquiline erano a un corso di formazione, è servita per prendere confidenza con il quartiere, la città e soprattutto il Rojc e la sua gente. A differenza di quanto mi aspettassi, i preconcetti non hanno per definizione ragione d’esistere, Pola mi ha accolto con il calore della sua gente, con le chiacchere in istro-veneto al bar con gli anziani e gli scambi con la gente della mia generazione che sorprendentemente ricordava con nostalgia Toto Cotugno, Albano e Romina e Rita Pavone. Non solo, Pola mi ha accolto tra le sue bellissime rovine romane a due passi dal mare e mi ha promesso un’estate indimenticabile, promessa che poi ha mantenuto con successo. Dopo qualche giorno di assestamento passato a chiedere se potevo essere utile per qualcosa, ciondolando da un corridoio all’altro, nella splendida galleria colorata di graffiti che è il Rojc, con la bocca spalancata e la testa piena di idee e aspettative, è iniziata veramente la mia avventura. E’ arrivato il circo, con i suoi personaggi assurdi, i cani, i colori e le fantasie più disparate e soprattutto i talenti che lo animavano. Era una piccola compagnia francese che durante gli spettacoli viveva il loro lavoro in maniera estremamente seria e professionale. Ero molto affascinata da questo fatto, soprattutto se pensavo che la ricompensa era veramente esigua… solo qualche kuna nel cappello! Quindi, questo fu l’inizio: qualche foto qua e là, qualche meeting nella sala centrale che ospitava gli eventi della comunità e soprattutto preziosi scambi e lunghi caffè con quelli che sono stati i miei colleghi dell’estate. Persone tutte speciali, aperte al dialogo e con tante storie da raccontare. Ha piovuto tutto maggio, instancabilmente, eppure il mio primo mese è stato davvero speciale, animato dallo spirito di una diciottenne al suo Erasmus all’estero. I giorni volavano alternandosi tra le mie sei ore di servizio e i ritagli di tempo libero tra un giorno e l’altro, spesi a visitare le spiagge nei dintorni, i luoghi meno conosciuti, la storia della città e soprattutto la sua gente. Al Rojc le attività da svolgere erano parecchie e molto varie: la nostra sala era condivisa con molte associazioni di volontariato, che spesso tenevano incontri pubblici , riunioni o esposizioni. Noi davamo il benvenuto ai volontari e facevamo trovare la sala ordinata e pulita, oltre a scattare qualche foto che poi condividevamo sui nostri social. I compiti venivano divisi equamente: chi lavorava sulla grafica, chi organizzava eventi, chi innaffiava i fiori. Insomma, c’era sempre qualcosa da fare in un posto così grande e abitato da così tanta gente! Ma la maggior parte del tempo era dedicato a lei, la mia compagna di avventura croata: Radio Rojc! Radio Rojc è la radio sociale del centro culturale omonimo, viene ascoltata non solo dalla comunità del Rojc, il suo raggio comprende tutto il distretto di Pola e buona parte dell’Istria. Era la mia prima esperienza con una radio vera e propria: o meglio, ero reduce da due progetti passati di web radio, ma con la diretta e su una frequenza è un’altra faccenda. Durante la settimana conducevo due programmi: uno al martedì con Alessia in lingua italiana. Si chiamava “Voglio vivere così” e trattava di Italianità. Il jingle era fantastico: partiva con una Mazurka della bassa padana per terminare sulle note di una taranta salentina. Si parlava di tradizioni del nord e del sud del nostro paese, di leggende e curiosità e di cultura italiana in Istria, molto presente e sentita tuttora. Abbiamo anche intervistato qualche italiano trapiantato a Pola che ci ha regalato i racconti più disparati. L’altro programma invece, che ho iniziato prima, era in lingua inglese e si chiamava “Two Talking Heads”, omaggio alla band post punk che io e la mia collega armena, Lusine, adoriamo. TTH trattava di volontariato nel senso più ampio. La struttura normalmente prevedeva un piccolo “diario di bordo” iniziale, un momento di scambio culturale (le differenze tra Italia Croazia e Armenia sono davvero molte, quindi raramente siamo rimaste a corto di idee), un’intervista a un’associazione di volontariato e un momento finale dedicato alla promozione degli eventi al Rojc. Ma avevamo carta bianca e quindi ci siamo sbizzarrite: interviste ad artisti di strada, a scrittori e performers, puntate dedicate al teatro e alla musica, racconti di storie speciali ed esperimenti radiofonici. Ricordo la prima diretta come fosse ieri: Lusine era molto nervosa e rideva. La sua risata isterica un po’ mi irritava ma trovavo il tutto grottesco e divertente. Tremavo dall’agitazione e per fortuna ha iniziato lei perché sono certa che la mia voce non sarebbe uscita dalla bocca!Da quel giorno in poi è stata ogni volta un po’ più semplice fino al punto di gestirci in completa autonomia occupandoci anche della regia! Spendevamo parecchio tempo per preparare il lavoro ed eravamo piuttosto orgogliose dei nostri show e dopo ogni puntata affermavamo con sicurezza: questa è stata in assoluto la migliore! L’esperienza radiofonica è stata sicuramente un’occasione per mettermi alla prova, un test non sempre facile se si pensa che ogni puntata durava un’ora. Il Rojc è un posto per me magico, motivo per cui ci ho speso molto tempo anche al di fuori dell’orario di servizio e mi sono sempre offerta disponibile in caso di necessità. E’ stata un po’ la mia casa per l’estate, un punto di riferimento e un luogo dove ero certa che avrei sempre trovato qualcuno con cui scambiare due chiacchiere. Ecco perché non porto a casa solo tutte le attività annotate con cura nelle mia scheda settimanale, ma tutte le ore spese a parlare con la gente: i racconti, le risate, i viaggi e tutti i momenti che ho condiviso con loro. Se penso alle persone che vorrei ringraziare per avermi fatto sentire a casa, a volte forse meglio che a casa, mi appare una galleria di facce amiche e vorrei riabbracciarli uno ad uno. Per questo motivo è un’esperienza che consiglierei a tutti. Sarebbe un peccato lasciarsela sfuggire!
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November 2024
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