Bisogna tirare le somme. Mi viene richiesto di riassumere in un breve testo quello che è stato il mio anno a Lisbona. Al centro possono esserci molti interessi di orgoglio delle persone che mi sono accanto nel dire: “Si, è grazie a me o a noi che si è trovato bene”. Vorrei prima definire come ho appena accennato, che sì mi sono trovato bene, ma un grosso grazie è ai miei coinquilini e agli amici fatti qua. Non voglio certo denigrare nessuno, l’associazione Spin ha una certa rilevanza in tutto ciò, in primis nel fatto di essere qua, e il personale della biblioteca Natalia Correia per darmi il libero spazio di manovra e accogliermi come un nipote. Ho dato il mio, potevo fare di più? Forse sì. Avrei potuto essere più partecipativo nella vita della biblioteca, ma sento comunque, in cuor mio, di aver ascoltato chi mi voleva parlare, raccontare o spiegare parti della vita e funzioni della cultura portoghese e bibliotecaria. Ho trascorso 11 mesi nel progetto di Spin, compiendo un orario settimanale di 35 ore, cioè dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle ore 18, con una pausa in mezzo di un’ora. Un monte ore altissimo se comparato con altri volontari internazionali o se basato sulle regole ESC di un minimo di 25h settimanali di cui 5 di lingua del posto. In queste mie 35h sono incluse anche 5h in cui ho cercato di far apprendere e/o appassionare i miei colleghi volontari alla lingua portoghese, di cui io non maestro, ma con buone basi dovute al mio background. Tutto ciò per dire, sì simo hai fatto il tuo. Cosa mi spingeva ad andare così tanto, nonostante fosse un luogo che per tante questioni, di cui non ho io il compito di declarare, mi potesse portare alla noia o all’annichilimento? Dopo forse un piccolo accenno al mio senso del dovere, voglio rispondere con i libri e la ricerca di una crescita personale indiretta. Dopo la prima settimana sapevo cosa mi avrebbe portato, in positivo e negativo, lavorare in quella biblioteca. Avrei avuto modo di immergermi in maniera approfondita nella lingua portoghese, con conversazioni sulle tradizioni, cibi, eventi, morfologia territoriale del Portogallo. Sentire quella sensazione di inclusione per me è un grande traguardo. E poter tornare a casa sapendo di non sentirsi un turista o un residente esterno è piacevole. I libri fanno invece parte di uno sviluppo, crescita personale molto importante. Ogni giorno avevo la scelta tra un libro d’arte, fumetto, giornale, lingua portoghese e cult per bambini, per citarne alcuni tra cui scegliere. Sicuramente la continua preparazione e l’allenamento alla lettura mi hanno aiutato a poter superare poi il colloquio di ammissione al master, da me da poco sostenuto. Spin ha avuto il compito di dialogare tra i volontari, cercando di gestire le loro esigenze e far sì che il rapporto tra le parti interessate potesse essere il più bello ed efficiente possibile. Personalmente non ho niente di cui poter recriminare. Catarina in primis e poi le altre lavoratrici dell’associazione sono state molto accoglienti e disponibili con me, in scambi sempre positivi e divertenti. L’attività spot iniziale sulla gratitudine è stata molto bella e consiglio, per quanto possa valere, di riproporla anche in futuro. Ecco forse dopo quella prima attività, l’interazione con l’associazione si è affievolito, poteva essere più ampio, e anche alcune situazioni con la casa e i volontari potevano essere affrontati meglio, ma niente di eclatante. Spero che possa sopravvivere e continuare a crescere, le realtà di questo genere fanno bene alla società. Al personale della biblioteca Natalia Correia non posso che mandare un grosso abbraccio. Sonia, Maria josé, Prazer, Rosario e Isaura. Tutte super donne. Bisticciano fra di loro ma alla fine dei conti si vogliono bene. Il loro lavoro non è facile, come non è facile l’ambiente dove lo sviluppano. Gentili è dire poco, sono sempre state buone con me e mi hanno trattato benissimo in questo anno. Ogni giorno la conversazione era al centro, una scuola di lingua e cultura. 8 ore di condivisione. Piano paino con il tempo mi sono inserito nelle dinamiche con maggiore frequenza. Mi hanno sempre lasciato spazio per i miei bisogni e mi hanno sopportato nelle mie difficolta ed esigenze.
Grazie In cambio, avevo il piacere di fare un bel caffè dopo pranzo per aumentare il convivio. Un grazie grande anche alle cuoche della scuola primaria del barrio Padre Cruz, non potete capire come mi avete alleggerito la vita, il portafoglio e migliorato la qualità della nutrizione. In ultimo i miei amici. Questo riassunto sembra la parte finale dei ringraziamenti della tesi, ma per l’appunto, in qualche modo lo sono. Grande Grazie Svegliarsi la mattina e dormire la notte con la vostra compagnia mi rendeva la vita più semplice. Momenti di apprendimento passivo, con pensieri di ognuno e attività culturali a stimolarci a vicenda. Questi momenti non terminano qua, come un usa e getta, ma perdurano nel tempo e rimangono impresse nella memoria di ognuno. La dedica avrà un maggiore sviluppo poi in futuro nel personale. È stato un bel quasi anno. Saude Simone
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October 2024
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